Lutto e impresa funebre: riflessioni con Andrea Cavallaro.

Durante il seminario Passaggio dalla vita alla morte, tra passato rituale e futuro digitale inserito all’interno della rassegna Il rumore del lutto, ho conosciuto Andrea Cavallaro. Nel suo intervento presentava il libro Quel che resta è l’amore, Il primo libro sul lutto scritto da chi lo vive tutti i giorni, per aiutarti a trovare la serenità.

L’intervento dell’autore mi ha molto incuriosito perché mi offriva un punto di vista nuovo sul tema del lutto e del morire.
Ho, dunque, letto il libro e contattato Andrea per poter chiacchierare insieme sui temi affrontati nella sua pubblicazione e al seminario.

La figura dell’operatore funebre

Nella nostra contemporaneità, il lavoro nel settore funerario è ancora in parte tabù come il tema della morte.
Questo elemento ha avuto ricadute anche all’interno dello stesso settore.
La professione dell’impresario funebre, infatti, è investita da problemi non solo culturali ma anche organizzativi. Come mi spiega Andrea, le agenzie di onoranze funebri possono avere due genesi:
la prima è l’agenzia funebre familiare, portata avanti dagli eredi che continuano il lavoro, seguendo le orme delle propria famiglia. Si è sempre fatto così e si continua imperterriti a fare le stesse cose, chiudendosi impermeabilmente agli stimoli e ai cambiamenti del mondo che ha nuove richieste e esigenze.
La seconda ipotesi, invece, è l’agenzia funebre che nasce come ripiego, come piano b per fare impresa, andando a occuparsi di un settore in cui la domanda non manca. In questa seconda ipotesi, purtroppo, spesso manca la professionalità e la competenza richiesta all’espletamento corretto delle attività legate alla morte e al lutto.

Un cambiamento necessario

Il problema riscontrato, e che Andrea mi espone, è che in questo panorama, manca la volontà da parte di molti operatori e di impresari funebri di estendere il proprio raggio d’azione, occupandosi dei dolenti e delle prime fasi di elaborazione del lutto.
Ci si limita solo all’organizzazione del funerale tradizionale e alle pratiche necessarie da svolgere quando una persona muore, senza offrire nuove possibilità ritualistiche o supporto al dolore.

La nuova figura professionale dell’impresario funebre

La nuova figura dell’impresario funebre potrebbe, invece, essere una figura di risalto nella rivoluzione culturale sul tema della morte e del lutto.
Offrire supporto e ascolto ai dolenti, iniziare a porre le basi per le prime fasi dell’elaborazione del lutto con molti interventi atti ad aiutare i dolenti non è da tutti ma contribuisce a migliorare la qualità dell’esperienza da parte delle persone colpite da lutto.

Passato, presente e futuro

In passato, il supporto e la consolazione dei dolenti era prerogativa del prete e della comunità.
Oggi non è più così. La figura spirituale non adempie più a questo compito mentre la comunità non ha più gli strumenti per affrontare il lutto e contribuire alla sua elaborazione.
Si viene a creare così un vuoto che è necessario colmare.
Questo vuoto, secondo Andrea, potrebbe essere occupato dall’impresario funebre che, gestendo e organizzando il funerale, può contribuire a migliorare l’esperienza dei luttuanti nelle prime e fondamentali fasi legate alla perdita.
Tale impegno è stato preso in carico da Andrea stesso che ha introdotto, all’interno della sua realtà aziendale, proposte e comportamenti che mirano ad accompagnare i dolenti.

Il libro Quel che resta e l’amore

Il libro Quel che resta è l’amore, è uno di questi interventi. Infatti, offre una guida, una riflessione sul lutto, ricca di storie e consigli per far si che gli individui non si trovino impreparati ad affrontare le molteplici emozioni che caratterizzano il lutto.
Ne parlo in maniera più dettagliata in questo video.

Come elaborare il lutto? Andrea Cavallaro ci offre preziosi consigli - Parliamo di Morte
Quel che resta è l’amore di Andrea Cavallaro – recensione su parliamo di morte su youtube

Ragionare sulla propria morte: l’organizzazione del funerale secondo le disposizioni del defunto.

Nella società contemporanea, pensare alla propria morte e all’organizzazione del funerale non è semplice. Quando si affrontano determinati argomenti c’è sempre qualcuno che si sforza di spostare la conversazione verso altri lidi.
Organizzare il proprio funerale, invece, può essere un modo per riflettere sulla propria morte, dando preziose indicazioni a chi resta.
Queste indicazioni facilitano il lavoro a chi resta, tolgono pesi e responsabilità in un momento delicato e difficile.

L’esigenza di nuovi rituali

Nella contemporaneità, purtroppo, viviamo un vuoto legato ai rituali: spesso sono svolti velocemente e non sono personalizzati in base alla personalità del defunto o alle esigenze dei dolenti.
Per questo, il funerale classico dovrebbe essere arricchito con nuovi rituali.

Il ruolo dell’impresa funebre in questa fase è fondamentale: impegnarsi a offrire nuove possibilità ritualistiche può davvero fare la differenza.

Andrea, durante la nostra chiacchierata online, mi descrive la Scatola del Buon Viaggio.

Fin da tempi lontanissimi, l’umanità ha creato corredi funebri: un insieme di oggetti che accompagnano il morto per il suo viaggio nell’aldilà.
Tale usanza non si è mai estinta! Molti dolenti, anche ai giorni nostri, decidono di inserire all’interno della bara, oggetti che in vita sono stati importanti per la persona morta.

Andrea, proprio per rispondere a questa esigenza, ha creato la Scatola del Buon Viaggio.
Proprio con questa scatola, si offre la possibilità ai dolenti di ritualizzare una pratica molto utile per salutare e commemorare il defunto.
Con la scatola del buon viaggio si possono inserire gli oggetti cari al defunto all’interno della cassa in maniera precisa e ordinata e codificata.
Offrendo la possibilità di compiere questo rituale, Andrea Cavallaro vuole fornire strumenti utili all’elaborazione del lutto e al sostengo ai dolenti.

Link Utili

Molte delle riflessioni che hai trovato in questo articolo le trovi all’interno del libro Quel che resta è l’amore, scritto da Andrea Cavallaro, che puoi acquistare CLICCANDO QUI.
Ti consiglio inoltre la visita al sito ciprianileonoranze.com per trovare altro materiale legato al settore funebre e alla tanatologia.

Spero, con questo breve scritto, di averti offerto un nuovo punto di vista sulla morte e il morire.

Ringrazio Andrea per l’illuminate e proficua chiacchierata che ha mi ha concesso.

parliamo di morte mathias mocci il progettoMathias

è nato a Cagliari (1988).
Si è laureato in Storia, critica e organizzazione delle arti e dello spettacolo all’Università di Parma con una tesi sulla tanatologia e la morte nell’età contemporanea. Si è poi specializzato con un Corso di Alta formazione in Cinema documentario e sperimentale presso l’Università di Parma e la Cineteca di Bologna Oggi si occupa di videomaking e cultura dell’immagine audiovisiva, digital communication e studio e diffusione di tematiche legate alla tanatologia e alla cultura gotica.
Ha fondato il progetto online Parliamo di morte.
Collabora con Il Rumore del Lutto.
È fondatore con Martina Massarente del progetto Gotico Digitale.

2 pensieri su “Lutto e impresa funebre: riflessioni con Andrea Cavallaro.

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