La vita in stato di emergenza per Coronavirus

Abito in provincia di Cremona.
Questa potrebbe essere un’informazione del tutto inutile, tranne in questo periodo.
Mentre scrivo è il 9 marzo del 2020 e la mia provincia (ma anche l’intera regione e l’intero Paese) è in piena emergenza Sars-Covid2019, conosciuto ai più come Coronavirus.

Questa situazione di emergenza e di enorme rischio è la prima che mi trovo a vivere direttamente sulla mia pelle. In tutta la mia vita, infatti, non ricordo di aver mai assistito a una situazione come quella contemporanea.
Gli eventi che si stanno verificando in questi momenti sono tanto inusuali quanto allarmanti, ma ci offrono situazioni nuove su cui è fondamentale riflettere.

Con il CoronaVirus la normalità è stata offuscata, appannata e messa in ombra da notizie e provvedimenti che inevitabilmente stanno avendo, e avranno, ricadute più o meno invasive sulla vita per come siamo stati abituati a considerarla fino a oggi.
E in questi momenti di crisi e emergenza è utile anche fermarsi e riflettere su ciò che sta accadendo, sulle nostre priorità e sull’intero nostro Sistema politico, sociale, culturale e economico.

Una nuova visione del mondo con l’emergenza del coronavirus

Noi occidentali siamo sempre stati abituati a sentirci in una sorta di botte di ferro che ci ha tenuto al sicuro, per molti anni, da guerre e emergenze sanitarie.
Negli anni abbiamo imparato a conoscere situazioni spiacevoli e gravi che hanno colpito altre popolazioni e altre parti del mondo. Ne siamo venuti a conoscenza tramite i mezzi di comunicazione che nonostante siano estremamente rapidi nel raccontarci l’evento, ce lo facevano conoscere da una distanza rassicurante che ci illudeva di essere al sicuro.

Nomi, famiglie e relazioni…

In questi giorni, per chi scrive, non è più così. Questo perché le notizie oltre ad arrivare dai media locali, arriva anche tramite racconti a voce e messaggi whatsapp che ci catapultano direttamente dentro la vicenda.
Nel caso specifico, i malati e i morti da CoronaVirus non sono semplici numeri sciorinati per rassicurare o allarmare ma sono nomi, volti, famiglie e relazioni. Non sono più sconosciuti dell’altra parte del mondo, ma sono presenze vicine, che conosci grazie alle preoccupazioni e ai racconti dei parenti più stretti.

Una nuova atmosfera

Mentre scrivo la mia regione è stata interessata da provvedimenti restrittivi e da continui inviti a limitare il più possibile gli spostamenti e le uscite. L’importante, in questo momento, è contenere il più possibile il dilagare del contagio del coronavirus e il numero di nuovi infetti per preservare il Sistema Sanitario Nazionale già gravemente provato da questa emergenza.
L’atmosfera che si respira in questi istanti è strana. Siamo tutti preoccupati e allarmati e viviamo una situazione sospesa.
Purtroppo però, come capita spesso in momenti particolari, non tutti sembrano prendere consapevolezza delle vicende che stanno accadendo. Questa mancanza sta producendo comportamenti che vanno contro il senso civico e il rispetto interpersonale, fondamentali in caso di emergenza.

Per ora non voglio scrivere altro, ma sto mettendo assieme le idee e le riflessioni che vorrei affrontare in modo più approfondito in un video che uscirà nei prossimi giorni.

PREGO TUTTI DI SEGUIRE LE INDICAZIONI CHE CI VENGONO DATE DALLE ISTITUZIONI. SOLO COSÌ
POSSIAMO FRONTEGGIARE L’EMERGENZA E TORNARE PRIMA ALLA NOSTRA NORMALITÁ

Per notizie affidabili sullo sviluppo della situazione segui gli aggiornamenti de Il Post e segui il profilo instagram di Roberta Villa.

parliamo di morte mathias mocci il progettoMathias

è nato a Cagliari (1988).
Si è laureato in Storia, critica e organizzazione delle arti e dello spettacolo all’Università di Parma con una tesi sulla tanatologia e la morte nell’età contemporanea. Si è poi specializzato con un Corso di Alta formazione in Cinema documentario e sperimentale presso l’Università di Parma e la Cineteca di Bologna Oggi si occupa di videomaking e cultura dell’immagine audiovisiva, digital communication e studio e diffusione di tematiche legate alla tanatologia e alla cultura gotica.
Ha fondato il progetto online Parliamo di morte.
Collabora con Il Rumore del Lutto.
È fondatore con Martina Massarente del progetto Gotico Digitale.

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