Morte e funerale: i rituali funebri durante l’emergenza.

L’emergenza sanitaria, che sta colpendo il nostro Paese, ha reso impossibile omaggiare i nostri defunti con i rituali funebri a cui eravamo abituati. Senza funerale, siamo privati di un importante strumento per affrontare la morte che evidenzia l’importanza della comunità e della collettività nel morire e nel lutto.

Assistere impotenti: la morte senza funerale

Durante l’emergenza sanitaria è morta una mia vicina di casa. Ho scoperto l’accaduto per caso, mentre ero in giardino a occuparmi delle piante e dei fiori.
Ero intento nelle mie faccende quando mi sono accorto che la strada in cui abito, quasi sempre deserta e poco frequentata, era animata da un via vai di macchine e fermento.

Ho deciso, dunque, di porre l’attenzione per capire meglio cosa stesse accadendo.
Solo guardando in direzione della casa della mia vicina, mi sono accorto che il cortile ospitava un furgone grigio e che, tutt’intorno, vi erano delle persone che si munivano dei dispositivi di sicurezza come mascherine, guanti e tute.

In pochi secondi è stato tutto evidente: dal furgone è stata scaricata una bara e, la stessa, è stata trasportata all’interno dell’abitazione.
Ho assistito alla scena impotente. Assieme ai miei vicini eravamo spettatori distanti. Questo è stato l’unico modo che abbiamo avuto per partecipare all’evento.

La bara ospitante la defunta è stata, dopo pochi minuti, trasportata nuovamente sul furgone che è ripartito alla volta del deposito in attesa della sepoltura.

L’evento si è svolto in pochi minuti, senza solennità e rituali. Gli addetti alle onoranze funebri erano abbigliati in modo informale senza l’eleganza a cui siamo abituati durante i funerali classici.

Pareva di assistere a un trasloco o alla rimozione di vecchi mobili destinati alla discarica e non a un funerale.

Questa situazione è causata dall’emergenza in atto che sta mettendo a dura prova il nostro sistema. E non solo il sistema sanitario, ma anche il settore funebre, che si è ritrovato a dover gestire una situazione eccezionale senza le giuste disposizioni e sicurezze.

La mancanza del corteo, della partecipazione sociale, dei fiori e delle formalità tipiche di un funerale, hanno lasciato il defunto e i cari più prossimi completamente soli.

La morte è un evento collettivo

La morte è sempre un evento collettivo! Si può morire in solitudine ma il decesso ha sempre ricadute sulla comunità e la collettività.

Nell’antichità la morte dell’individuo era un evento sociale che interessava tutta la comunità o il centro abitato. Il funerale era il momento in cui tutti gli individui partecipavano assieme alla commemorazione del defunto e lo accompagnavano nel suo ultimo viaggio terreno.
Così facendo, la comunità si attivava per rinsaldare la rete sociale danneggiata dalla morte e dal lutto.

L’aspetto sociale della morte era chiaro e esplicito; il momento stesso del trapasso era assistito dai cari del defunto che, insieme, si univano per l’ultimo saluto.
Il saluto sul letto di morte era pubblico: vi partecipava tutta la famiglia.

Morte: la situazione attuale

Con i cambiamenti sociali e culturali, il momento della morte è stato ridimensionato ma non ha certamente eliminato l’aspetto collettivo del morire.

Dal dopoguerra in avanti, infatti, non è difficile trovare nella sterminata bibliografia dedicata a temi tanatologici, la critica e la riflessione sulla solitudine del morente.

Tale solitudine è sempre più diffusa, sopratutto nell’emergenza sanitaria, in cui molte persone hanno affrontato la morte sole.

Riguardo alla solitudine del morente faremo una riflessione più approfondita in futuro. Per ora limitiamoci a accennare questa fondamentale questione e torniamo alle nostre riflessioni.

Quando un individuo muore, non scompare solo la sua persona, la sua storia e la sua voce, ma anche tutti i rapporti e i comportamenti che il defunto aveva costruiti in vita.

I propri cari non potranno più rivolgersi alla persona morta come lo avevano sempre fatto. Viene così a crearsi una mancanza, un’impossibilità a effettuare qualcosa che prima era ancora possibile.

Quando muore il nostro prossimo inevitabilmente moriamo anche noi.

Morte e funerale: l’importanza del rituale funebre

Con i rituali, gli individui si sentono parte di un insieme, elementi di una comunità che si supporta reciprocamente.
Il rituale funebre, soprattutto in passato, aveva lo scopo di omaggiare il defunto, accompagnare i dolenti e ristabilire l’ordine che la morte inevitabilmente intacca.

Le simbologie religiose o spirituali legate alla morte, conferivano maggior significato e importanza al funerale che era sempre un evento pubblico, sociale e politico.

Anche se in tempi recenti i rituali si sono sgretolati, soprattutto nei grossi centri abitati, permangono gesti, usi e costumi che, anche se limitati alla stretta cerchia di individui più prossimi al morto, hanno ancora un ruolo fondamentale nell’elaborazione del lutto.

Impossibilitati a svolgere i rituali e a prestare supporto e vicinanza fisica ai dolenti, la perdita per i propri cari risulta ulteriormente dolorosa e difficile.

Il mio pensiero si rivolge a tutti coloro che hanno perso un proprio caro in questo strano periodo, che non hanno potuto porgere i dovuti saluti e omaggi al defunto, e che hanno vissuto e stanno vivendo le prime fasi del lutto in solitudine.

Ma penso anche ai professionisti del settore funebre, abbandonati dalle istituzioni, che continuano a svolgere in prima linea l’importante lavoro sulle salme, omaggiando i defunti e portando avanti la millenaria tradizione funebre.

Ho parlato di lutto anche QUI.

parliamo di morte mathias mocci il progettoMathias

è nato a Cagliari (1988).
Si è laureato in Storia, critica e organizzazione delle arti e dello spettacolo all’Università di Parma con una tesi sulla tanatologia e la morte nell’età contemporanea. Si è poi specializzato con un Corso di Alta formazione in Cinema documentario e sperimentale presso l’Università di Parma e la Cineteca di Bologna Oggi si occupa di videomaking e cultura dell’immagine audiovisiva, digital communication e studio e diffusione di tematiche legate alla tanatologia e alla cultura gotica.
Ha fondato il progetto online Parliamo di morte.
Collabora con Il Rumore del Lutto.
È fondatore con Martina Massarente del progetto Gotico Digitale.

2 pensieri su “Morte e funerale: i rituali funebri durante l’emergenza.

  1. Caro Mathias, la tua riflessione è molto dolce, soprattutto perché parlare di morte in un modo così delicato non è affare facile.
    Mi ha colpito molto la frase “rimozione di vecchi mobili”, definizione che è tranquillamente applicabile a qualsiasi caso in cui, specialmente, viene a mancare una persona anziana. Non siamo abituati alla morte, mi chiedo se durante questa pandemia (e sopratutto dopo) non vi sarà un’ulteriore rimozione dell’evento morte stesso: già prima faticavamo ad accettarla come fatto naturale, ora la collettività si trova ulteriormente persa e non abituata a un numero cosí elevato di decessi che, a mio avviso, scatenerà un risultato opposto all’apertura al tema. Il risultato cioè di voler evitare di parlare di morte visto l’eccessivo suo presentarsi nella quotidianità contemporanea. Spero di sbagliarmi, spero veramente che si avvii un cambiamento socio-culturale rispetto alla morte. Altrimenti, significherebbe non aver imparato nulla da questa “esperienza “.
    Un caro saluto 🌹

    1. Grazie mille Beatrice per questo tuo commento!
      Anche io auspico a un insegnamento e un cambiamento profondo nella nostra società, per ciò che concerne la morte e il morire anche se, come ben hai espresso tu, il rischio è quello di un’ancora più elevata chiusura e rifiuto. Diciamo che questa “esperienza” porterà inevitabilmente molti cambiamenti, ma siamo pronti ad accettarli?
      Sul fronte morte e lutto risulta ancora più importante e fondamentale la death education che può davvero fornire strumenti adeguati a fronteggiare queste situazioni. Speriamo in un futuro più consapevole e aperto alla riflessione! Ti ringrazio ancora per il commento! Per me significa moltissimo! <3

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